Fonte: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=26177
Lo stato turco e il suo capo Erdogan moltiplicano gli attacchi che mirano ad annientare il popolo curdo e i suoi rappresentanti
Pubblicato il 4 nov 2016
Il comunicato del Congresso delle Comunità democratiche del Kurdistan in Europa (KCDK-E)
Lo stato turco e il suo capo Erdogan moltiplicano gli attacchi che mirano ad annientare il popolo curdo e i suoi rappresentanti
15 deputati del HDP (Partito democratico dei Popoli rappresentante maggioritariamente i Curdi) sono stati arrestati nel corso della notte tra il 3 e il 4 novembre. Tra di loro figurano i Copresidenti del HDP, Selahttin DEMIRTAS e Figen YUKSEKDAG, e i Deputati Sirri Surreyya ONDER, Nursel AYDOGAN, Ferhat ENCU, Gulser YILDIRIM, Leyla BIRLIK, Pervin BULDAN, Leyla ZANA, Abdullah ZEYDAN, Idris BALUKEN.
Dopo questa violazione senza precedenti della volontà del popolo curdo, che si aggiunge alle distruzioni delle città curde, al massacro di centinaia di civili, alla destituzione e all’arresto di numerosi Sindaci ed eletti locali, è giunto il momento di dire STOP a Erdogan e allo Stato turco !
Noi chiediamo alla comunità internazionale, in particolare all’Unione Europea, alle Nazioni Unite e agli Stati ad uno a duno, a reagire di fronte ad Erdogan, di fronte al suo fascismo messo in atto sotto gli occhi del mondo intero, senza alcun riguardo per le norme internazionali. Noi chiediamo che delle misure di embargo siano prese contro lo Stato turco.
Il solo modo di fermare Erdogan è di prendere contro di lui delle misure coercitive politiche, economiche, diplomatiche e militari.
Il fatto di inviare a Erdogan e al suo governo dei messaggi di condanna della sua politica, senza prendere delle misure concrete, non lo farà indietreggiare.
Dopo quest’ultima aggressione, noi, popolo curdo, dichiariamo di iniziare delle manifestazioni continue e illimitate.
E’ per questo che, a partire da oggi, venerdi 4 novembre, manifestiamo in massa davanti al Parlamento europeo, a Bruxelles.
Chiediamo al nostro popolo, così come a tutti i progressisti e democratici, di mobilitarsi per protestare contro il genocidio politico condotto dallo Stato turco e le gangs del « Sultano » Erdogan.
È giunto il tempo di denunciare e di fermare gli attacchi compiuti conto la nostra volontà da questo Stato, le cui mani sono sporche di sangue.
È tempo di denunciare questo crimine contro l’umanità commesso sotto gli occhi indifferenti del mondo e dell’Europa, così come l’ipocrisia degli Stati europei.
Dei deputati curdi e dei rappresentanti delle organizzazioni curde prenderanno la parola durante tutta questa lunga massiccia manifestazione.
Per difendere la volontà del popolo curdo, noi manifestiamo oggi, in tutte città del europa!
Congresso delle Comunità democratiche del Kurdistan in Europa (KCDK-E)
4 novembre 2016
La fine della democrazia in Turchia
Pubblicato il 4 nov 2016
di Hisyar Ozsoy*
La dichiarazione rilasciata alla stampa internazionale (quella turca è ormai imbavagliata) dall’HDP.
La notte scorsa l’epurazione del presidente Erdogan contro il nostro partito ha raggiunto un altro picco: i nostri co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yüksekdag, insieme a 11 altri membri del Parlamento del nostro partito sono stati arrestati in tutta la Turchia la scorsa notte. Altri arresti sono prevedibili. L’obiettivo di queste misure è quello di chiudere il terzo partito più grande in parlamento. Questo è un giorno buio, non solo per il nostro partito, ma per ma per tutta la Turchia e la regione in quanto significa la fine della democrazia in Turchia.
Da quando il nostro partito ha raggiunto una storica vittoria durante le elezioni nazionali del 7 giugno 2015 in cui siamo riusciti ad entrare in parlamento, nonostante la soglia antidemocratica di sbarramento del 10% il presidente Erdogan ha individuato il nostro partito come l’obiettivo principale della sua politica autoritaria. La ragione è la nostra opposizione di principio contro il suo obiettivo di introdurre un sistema presidenziale in Turchia. I nostri seggi in parlamento sono i maggiori ostacoli per le necessarie modifiche costituzionali. Così, ha semplicemente ordinato nuove elezioni nel novembre 2015. Nonostante una serie di attacchi violenti da parte di “ignoti” a nostri membri del partito e alle infrastrutture, siamo riusciti ancora una volta a superare la soglia il 5 novembre 2015 e a conquistare 59 seggi in Parlamento. Dal momento che non riusciva a riordinare le elezioni un’altra volta, il presidente Erdogan ha avviato la revoca dell’immunità dei nostri parlamentari nel maggio 2016.
Dato che non ha potuto impedirci di entrare in Parlamento, ora ci ordina di andare in prigione.
Migliaia di membri, dirigenti, sindaci eletti e consiglieri comunali affiliati alla HDP e / o al partito nostra sorella DBP sono già stati inviati in prigione con accuse prive di fondamento dal momento della nostra vittoria elettorale nel giugno 2015. Tuttavia, il tentativo di colpo di Stato del 15 luglio 2016 e la successiva dichiarazione dello stato di emergenza è stata l’occasione benvenuta per il presidente Erdogan per eliminare ogni opposizione. Non ci sono più libertà di espressione e libertà di stampa, libertà accademica, nè un sistema giudiziario equo e indipendente . Con decreti governativi ottenendo il potere della legge, oltre 170 mezzi di informazione critici di Erdogan sono stati vietati. Più di 130 giornalisti sono in carcere, compresi autori e intellettuali di fama mondiale.
Più di recente, due agenzie di stampa curde e diversi quotidiani curdi sono stati chiusi e il capo-redattore, editorialisti e giornalisti del quotidiano Cumhuriyet sono stati arrestati. Più di 80.000 persone sono state arrestate dal 15 luglio, e circa la metà di loro sono in prigione. Il 30 novembre, la signora Gülten Kisanak e Mr. Firat Anli, eletti co-sindaci di Diyarbakir dal nostro partito, sono stati arrestati e mandati in prigione. Un governatore distrettuale da Ankara è stato nominato per gestire il comune. Con questo, il numero di comuni curdi gestiti da burocrati nominati dal governo centrale è salito a 28. Circa 30 sindaci curdi democraticamente eletti sono ora in carcere, e circa 70 di loro sono stati destituiti dal governo centrale.
Condanniamo con forza la detenzione dei nostri copresidenti Selahattin Demirtas e Figen Yüksekdag, come pure dei nostri parlamentari Nihat Akdogan, Nursel Aydogan, Idris Baluken, Leyla Birlik, Ferhat Encü, Selma Irmak, Sirri Süreyya Önder, Ziya Pir, Imam Tascier, Gülser Yildirim, Abdullah Zeydan e chiediamo il loro immediato rilascio. Le accuse fabbricate contro di loro e tutti gli altri membri del gruppo devono essere eliminate.
La storia ha dimostrato più e più volte che qualsiasi potere basato sulla forza bruta non è sopravvissuto alla lotta per la giustizia e la libertà. Non ci arrenderemo a queste politiche dittatoriali e invitiamo i nostri amici in tutto il mondo a essere solidali con la nostra lotta per impedire che Erdogan conduca il paese in una situazione di guerra civile e ulteriore dispotismo.
Hisyar Ozsoy
* Vice Co-portavoce di HDP Responsible per Affari Esteri
Deputy for Bingol
November 4, 2016
comunicato: http://www.hdp.org.tr/en/english/statements/the-end-of-democracy-in-turkey/9189
traduzione Maurizio Acerbo
Quando nel 1911 l’Italia combattè l’Impero ottomano cacciandolo dalla Libia, e via via occupando anche le isole dell’Egeo, che tenemmo come italiane fino alla metà della seconda guerra mondiale, Ebbene in tal periodo cioè 1911, tutti gli italiani che risiedevano in TURCHIA, furono cacciati da sera a mattina requisendo tutto quello che avevano. Su internet, a ricordarcelo, si trovano su ebay, a volte, in vendita degli ERRINNOFILI, ancora a libretti interi, che si vendevano a pezzetti, in quanto adatti a questo, per recuperare denari da offrire a quegli sventurati cacciati.
E’ cambiato qualcosa dal 1911 ad oggi per quanto riguarda la Turchia, cacciano, incarcerano i curdi, quando non li ammazzano, ma mai gli aiutano.
E l’Europa sotto la NATO, nata per difenderci, lascia fare infischiandosi di tutto. O sbaglio?
Ma non è che il resto dell’Europa sia stata molto meglio, ricordiamo solo il nazismo dopo circa 20 anni. Ricondurre tutto a scontro tra nazioni e popoli è un nazionalismo che non ci appartiene e che ha sempre fallito, oltre ad alimentare guerre, rappresaglie e nuovi nemici a cui dare la colpa dei propri fallimenti.
ERRINNOFILI o ERINOFILI. Quando nel 1911 invademmo la LIBIA e cacciammo gli ottomanni, siamo riusciti cacciarli, certo con l’aiuto anche di altre nazioni allora coinvolte, tant’è che occupammo anche le isole EGEE. Queste rimasero italiane fino alla metà delle seconda guerra mondiale. Gli italiani che vivevano in Turchia nel 1911, anche sa secoli, da sera a mattina, furono cacciati, allo stesso modo come successe alle genti istriane e dalmate al termine della seconda guerra mondiale, ed espropriati di tutto.
Non si legge mai nulla sull’argomento. Ci ricordano la miseria di questi italiani cacciati una tematica collezionista gli ERRINNOFILI o Erinnofili, che si trovano in vendita su internet, singoli o a libretti. Sono una specie di francobolli, a volte avevano valori dai pochi centesimi alle lire, a volte solo figurativi,denominati anche chiudilettera, ceduti a chi faceva un offerta per racimolare denaro per daro a questi derelitti fuggitivi.
Questo per dire che i turchi , non da oggi ma da sempre: imprigionano, cacciano o peggio come i curdi che vengono fatti fuori,. E l’Europa li vuole ammettere nell’ambito UE? Ttanto per dovere storico, ma sempre attuale.
Il nostro colonialismo e la storia dell’Italia stanno lì a dimostrare come ci siamo comportati con altri popoli, non meglio o peggio di altri.