Dopo l’esito del risultato del referendum consultivo sull’autonomia della regione veneto tutti esultano per la vittoria. Lo fa Zaia, con accenti perfino trionfali, lo fa tutto il centrodestra, lo fa il Pd Veneto, lo fanno i 5stelle. Il 57% degli elettori e delle elettrici nel Veneto a stragrande maggioranza ha votato per il sì al quesito proposto. Un dato certamente significativo soprattutto se confrontato con la debacle dell’analogo referendum che si è tenuto in Lombardia.
Ma il tanto cercato e conclamato plebiscito non c’è stato e il futuro appare pieno di incognite.
Il risultato del referendum del 22 ottobre intanto va confrontato con quello del 4 dicembre dello scorso anno . Al referendum costituzionale hanno votato il 78% degli aventi diritto, una percentuale, comunque la si voglia leggere, anche tenendo conto della mancata partecipazione al voto dei residenti all’estero, significativamente più alta. A questa evidenza se ne accompagna un’altra : il fatto che in ben quattro capoluoghi di provincia su sette, tra questi Padova e Venezia, non si è raggiunto il quorum del 50% . Come è indicativa la mancata realizzazione del quorum nella provincia di Rovigo dove il partito Democratico ed esponenti dei 5 stelle hanno promosso la non partecipazione al voto.
E’ del tutto evidente che nel Veneto si è comunque manifestata a macchia di leopardo un’area politicamente importante di astensionismo consapevole. La nostra campagna di boicottaggio contro il referendum farlocco di Zaia, la sua strumentalità dal punto di vista politico e la sua sostanziale inutilità dal punto di vista pratico, condotta, va detto, anche dall’Mdp , con pochi mezzi e in un quadro eccezionale di sproporzione di forze, segna comunque un risultato che noi consideriamo rilevante.
Un risultato che costituisce la base per la prossima fase che si apre.
Una fase densa di contraddizioni per chi ha voluto e sostenuto questo referendum. Contraddizioni che si apriranno da domani quando si manifesterà con chiarezza l’impraticabilità sul piano normativo e politico delle parole d’ordine agite in campagna elettorale e dell’insieme di richieste che la giunta regionale avanzerà nel confronto con il governo nazionale e nei passaggi parlamentari che, forse, seguiranno.
Contraddizioni che non saranno solo frutto di un possibile conflitto tra giunta e consiglio regionale da una parte e governo nazionale dall’altra, ma molto di più all’interno delle stesse forze del centrodestra a cominciare dalla questione fiscale.
Resta per noi la battaglia vera dell’autonomia. Quella che parte dalla difesa di un territorio tra i più cementificati e inquinati del nostro paese, dalla lotta contro lo sfruttamento e la precarizzazione del lavoro in una regione dove i salari sono i più bassi nell’Italia del Nord, dove l’intreccio tra ceto politico e potentati economici ha generato devastanti processi di corruzione e il tracollo delle banche popolari venete. Una battaglia che ha certamente come controparte il governo nazionale e le sue politiche ma, anche e più immediatamente un ceto politico che governa questa regione da troppo tempo e che vuole nascondere i suoi fallimenti, le sue miserie, alzando la bandiera del Venetismo.
Paolo Benvegnù Direzione Nazionale rifondazione Comunista.
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