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Contro la legge schiavitù in Ungheria

Rally held against the government in front of the headquarters of the public broadcaster MTVA

La Legge che obbliga di fatto i lavoratori e le lavoratrici ungheresi a 400 ore di lavoro straordinario ogni anno, e che i datori di lavoro potranno pagare nel triennio successivo, è  stata promulgata dal presidente della repubblica ungherese, dopo il voto scontato in un parlamento a larga maggioranza controllato dalla destra sovranista e xenofoba.
La destra populista e xenofoba di Orban mostra apertamente la sua natura ultraliberista e filipadronale. Nessuna novità  in questo campo. Feroci con  i deboli, con i migranti e i richiedenti asilo della guerra siriana, i sovranisti di Orban ora decretano la totale sudditanza del lavoro ai padroni. Una costante nella storia della destra e dell’estrema destra europea.
Tuttavia, Orban ha fatto male i suoi conti. Lo dicono le grandi manifestazioni sempre più partecipate e combattive che si sono tenute in questi giorni, a Budapest e in altre città. Domani ci saranno altre manifestazioni e la partita non è definitivamente chiusa. Nei cortei della capitale ungherese, assieme ai Gilets Gialli sono ricomparse le bandiere rosse. Il nemico non viene da fuori: è il padrone che ti sfrutta, il governo che fa gli interessi delle grandi industrie tedesche che hanno delocalizzato nei paesi dell’Europa dell’est.
Il gioco è ormai scoperto: le lavoratrici e i lavoratori ungheresi lo hanno capito. Noi siamo al loro fianco. Per rovesciare l’Europa di Maastricht e dell’austerità, dei padroni e della finanza.

Paolo Benvegnù – Segretario regionale PRC Veneto

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