VENEZIA – Non c’è tempo per un referendum, ma Rifondazione Comunista spera comunque nella sollevazione popolare per fermare la candidatura di Milano e Cortina alle Olimpiadi invernali del 2026. E il segretario regionale del Veneto, Paolo Benvegnù, ha un piano di battaglia fatto di volantinaggi, incontri pubblici e gazebo, che continueranno fino a maggio quando sarà tempo di prendere la decisione: «Ci sarà un motivo se 8 città nel mondo hanno rinunciato e siamo rimasti solo noi e Stoccolma, che non sembra così entusiasta e potrebbe ancora ritirarsi». La ragione, secondo Rifondazione, è che altrove i cittadini sarebbero stati informati in merito a un evento destinato a rivelarsi «uno spreco di soldi e un danno al territorio», slogan per i volantini che saranno distribuiti in tutte le città, a partire proprio da Cortina.
I MOTIVI «Le necessità del bellunese sono altre – argomenta Benvegnù -. Mentre gli altri siti si sono ritirati, dopo aver sottoposto la questione alla volontà popolare con un referendum, le Olimpiadi 2026 stanno invece tanto a cuore alla nostra Regione, che le sbandiera come una grande occasione. Ma è un falso: non costeranno poco e non porteranno vantaggi. E a decidere, sugli impianti e le strutture necessarie, non saranno prese da Zaia o dai cittadini bellunesi ma dal Comitato olimpico». La versione di Rifondazione si basa in particolare sull’esperienza di Torino: «un preventivo di 500 milioni per un costo reale di 3,5 miliardi, devastazione di foreste, impianti abbandonati e saccheggiati e un villaggio olimpico oggi bivacco di disperati» recita ancora il volantino. «E la città sta ancora pagando i debiti, senza avere avuto ricadute positive» aggiunge Benvegnù d’accordo con Moira Fiorot, Fiorenzo Fasoli e Renato Panciera (per Verona, Belluno e Venezia). Nel ripercorrere le conseguenze degli incendi del 2017 in Lombardia e dell’uragano del 30 ottobre in Veneto, in particolare Cadore e Cortina, i segretari di Rifondazione vogliono chiedere ai cittadini a chi servirà un parcheggio gigante quando le olimpiadi saranno finite. Al primo incontro pubblico sull’argomento, in programma a breve a Cortina, inviteranno alcuni promotori del referendum che a Graz (in Austria) ha permesso ai cittadini di opporsi all’evento, così come la consultazione popolare è stata fatale a Sion (Svizzera) e a Innsbruck. Anche in Italia, quindi, Rifondazione spera di trovare l’appoggio dei cittadini. «Mentre oggi si parla di 90mila camion per trasportare la legna, Belluno avrebbe invece bisogno di investimenti per aprire segherie e proteggere il suo territorio – aggiunge Fiorot -. Useremo il tema dell’Autonomia, caro alla Regione, per far capire ai cittadini che l’obiettivo non è quello di far prendere a loro le decisioni».
Gazzettino del 19.02.2019, pagina 12
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