Libia porto sicuro! Lo abbiamo sentito ripetere in questi giorni da Salvini e di Maio, nella battaglia polemica attorno alla vicenda della Sea Watch.Oggi, in un bombardamento di un centro di “accoglienza” a Tripoli, di cui le parti in conflitto si rimpallano le responsabilità, sono morti decine di profughi, donne e bambini compresi.
La capitana ha fatto invece il suo dovere, merce rara in un mondo di chiacchieroni e politicanti: ha portato i migranti in un porto sicuro così come prevede il diritto internazionale a cui le leggi del nostro paese dovrebbero essere subordinate.
Sarebbe interessante sapere cosa pensano oggi le iene che si sono scatenate contro di lei, sotto la regia della comunicazione di Salvini. Ma alla fine poco importa. Era evidente fin dagli accordi siglati dal governo Gentiloni con le tribù libiche, previa regia di Minniti. Questi sono i fatti: si consegnavano in Libia donne uomini e bambini, in fuga dalla miseria e dalla fame, alle peggiori possibili conseguenze. Abbiamo visto uccisioni, stupri, maltrattamenti. Ma questo non è bastato. Ora è evidente, a chi conserva un briciolo di ragione, che non ci sono più argomenti.
Bisogna continuare nel nostro impegno con coerenza per il rispetto delle leggi e per una giusta e degna accoglienza, perché sia riconosciuto il diritto di migrare, la libertà di movimento a chi cerca una via di fuga a un destino di miseria, migrando come nei secoli passati hanno fatto decine di milioni di italiane e italiani.
Avendo in chiaro una cosa fondamentale: che il primo impegno delle comuniste e dei comunisti è quello di schierarsi in Africa, come ovunque, con le rivolte di popolo contro le politiche di rapina post coloniale che con la complicità delle élites e delle borghesie locali diffondono miseria e fame. Miseria e fame sono le prime vere cause della irresistibile necessità di mettersi in cammino affrontando le prove più dure: rischiando spesso la vita,
Una tradizione che ci appartiene fin dai primi anni di vita della terza internazionale comunista.
Rifondazione Comunista del Veneto
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