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NO AI CENTRI PER IL RIMPATRIO. NO A SBARRE E GABBIE PER CHI VUOLE UN FUTURO

Come annunciato da tempo, riapre oggi in sordina il Centro Permanente per i Rimpatri (un tempo CIE) di Gradisca D’Isonzo, provincia di Gorizia.

I CPR sono galere per chi ha la sola colpa di non aver potuto ottenere un permesso di soggiorno perché la Bossi-Fini lo impedisce, galere per chi spesso da anni vive in Italia e si ritrova recluso col rischio di un rimpatrio verso un paese che neanche più conosce.

Dovrebbe essere il primo di una serie: Milano, Macomer (in Sardegna), Oppido Mamertino in Calabria e poi altri, per averne uno in ogni regione.

Costi economici enormi per garantire profitti agli enti gestori e costi umani che continuano: si veda l’ennesima rivolta scoppiata l’altro ieri in uno dei 7 Cpr già attivi a Torino.

Si tratta di strutture volute dal centro sinistra 21 anni fa e potenziate ad ogni cambio di governo senza portare ad altro risultato che produrre lutti, sofferenze, paura.

Gradisca non deve aprire e gli altri vanno chiusi a suggellare il fallimento delle politiche inerenti l’immigrazione.

Si attuino piani di accoglienza reali e utili, in primo luogo permettendo a chi vive e lavora in Italia di regolarizzare la propria posizione, abrogando gli ulteriori ostacoli posti prima da Minniti e poi da Salvini.

Chi giustamente riempie le piazze contro l’odio, si mobiliti anche perché queste fabbriche di repressione non debbano più esistere.

Rifondazione Comunista sarà al fianco di chi manifesterà nei prossimi giorni contro il Cpr di Gradisca e contro ognuna di queste infami strutture.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale PRC-S.E.

Stefano Galieni, Resp. Immigrazione PRC-S.E.

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