Mentre si minacciano provvedimenti severi contro chi corre lungo gli argini, si chiudono i parchi cittadini, si mostrano le attività di sanificazione delle strade urbane, si propaganda la necessità di controlli ancor più severi e sanzioni contro chi non rispetta le severe regole anticontagio, centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori sono costretti ogni giorno a recarsi nei luoghi di lavoro, la maggioranza per attività di servizio e di produzione non essenziali in questo momento.
Le aree del paese tragicamente più colpite sono proprio quelle a più alta concentrazione manifatturiera. Dopo Bergamo, e le immagini che arrivano da quella città sono più che eloquenti, adesso tocca a Brescia il triste primato della provincia più colpita d’Italia. Il sindaco di Brescia ha denunciato le pressioni sul governo nazionale e sul presidente della Lombardia da parte delle industrie locali per continuare a produrre. I risultati sono quelli che vediamo ormai h 24 nelle tv locali e nazionali.
Non ci sono protocolli né accordi sindacali che possano veramente mettere in sicurezza. Non ci piace dirlo, ma è così.
La grande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori lo sanno. Fabbriche e fabbrichette già poco sicure prima, lo sono ancora meno oggi, e non ci sono controlli che possano essere efficaci con servizi dedicati come lo Spisal, già largamente sottodimensionato prima, totalmente inadeguati ora, quando ogni posto di lavoro costituisce un pericolo.
Zaia non perde occasione per fare propaganda, per sé e per i suoi amici industriali di cui le lavoratrici e i lavoratori veneti conoscono la “grande generosità”. Le sue responsabilità e quelle del centrodestra nella regione Veneto, condivise con governi nazionali di tutti i colori, nel progressivo indebolimento della sanità pubblica, sono note. L’elenco dei servizi e degli ospedali chiusi nelle province venete e dei favori fatti ai privati è risaputo.
Potrebbe fare, almeno una tantum, una cosa giusta: chiedere al governo nazionale di emanare un decreto, questo sì necessario, perché siano chiusi immediatamente tutti i servizi e le produzioni non indispensabili.
Il Veneto e tutto il paese si difendono così. Abbiamo poca fiducia che lo faccia.
Chiediamo però ai sindacati di ascoltare le lavoratrici e i lavoratori: essi chiedono che non si ripeta anche qui quello che è successo in Lombardia, cioè in province che hanno un tessuto di manifattura molto simile a quello del Veneto.
Quello che è successo a Brescia e Bergamo domani può succedere ovunque. Se accade in tutta Italia è un disastro. Forse siamo in tempo. Facciamo che non accada.
Paolo Benvegnù
Segretario regionale Rifondazione Comunista Veneto
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Emergenza coronavirus a Bergamo e dintorni: basta rimpalli, indugi, perdite di tempo. Zona rossa e cooperazione per uscire dal tunnel.
Bene che sia rientrata la querelle invereconda a livello regionale che aveva portato alla sospensione della realizzazione di un ospedale da campo a Bergamo da parte dell’ Associazione Nazionale degli Alpini. Oltre al personale cinese presente in Lombardia apprendiamo che il personale medico è in arrivo da diverse parti d’Italia. Inoltre cosa aspettano Regione e Governo a rispondere alla proposta avanzata dall’Ambasciata di Cuba in Italia per una collaborazione con il personale sanitario cubano, superando problemi burocratici e pregiudizi politici fuori luogo?
Dunque basta tiramolla, basta rimpalli vergognosi volti a privilegiare operazioni politiche e di filantropia imprenditoriale più funzionali ai progetti della maggioranza regionale. Una maggioranza regionale di centrodestra che nei decenni di smantellamento e privatizzazione di una quota parte rilevante della sanità pubblica, di chiusura ingiustificata di ospedali pubblici ha già avuto modo di combinare troppi guai. Si riaprano i reparti e gli ospedali pubblici che sono stati improvvidamente chiusi.
Ed ancora, prima che sia del tutto tardi, la regione e il governo raccolgano l’invito del vicepresidente della Croce Rossa cinese Sun Shuopeng presente in Lombardia. L’esponente cinese, a proposito delle misure adottate, dopo aver detto di “misure troppo poco rigorose” ha sostenuto la necessità di “chiudere attività, chiudere tutto, chiudere ogni possibilità di contagio”. Dunque anche su questo siate minimamente coerenti! Basta perdere tempo ed essere costretti ogni giorno a contare centinaia e centinaia di morti. E’ inutile lamentarsi dell’onda montante del contagio – Brescia sta oggi superando le morti di Bergamo – se poi all’atto pratico rimangono aperte gran parte delle attività produttive e lavorative che vanno avanti senza adeguate tutele sanitarie. Una cosa non più tollerabile. E’assurdo prendersela con i podisti senza nulla dire dei reparti produttivi. Siate meno succubi degli interessi padronali. Bergamo e l’intera Lombardia siano dichiarate zona rossa!
Francesco Macario, segretario provinciale Prc-Se di Bergamo
Ezio Locatelli, direzione nazionale Prc-Se, già consigliere regionale e deputato
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