Tabella tagli alla Sanità pubblica nella regione Veneto 2002 – 2019
In questi giorni abbiamo visto il grande sacrificio ed impegno delle operatrici e degli operatori della sanità pubblica. Una straordinaria dedizione al bene comune per la quale li ringraziamo nel modo più convinto e sincero. Lo possiamo fare perché abbiamo sempre difeso la sanità pubblica e le lavoratrici e i lavoratori del settore. Li abbiamo difesi da attacchi che sono venuti da tutte le parti. I numeri parlano chiaro. La spesa nel sistema sanitario pubblico è stata progressivamente ridotta. I tagli ammontano a 37 miliardi ed hanno colpito le aree che sono dedicate alla tutela della salute pubblica, gli ospedali e i servizi sanitari nel territorio. Di questo sono egualmente responsabili i governi nazionali e regionali di centrodestra e centrosinistra.
Sono stati tagliati nel corso degli anni i 2/3 dei posti di terapia intensiva, sacrificando il diritto alla salute a logiche aziendali. In Italia, i posti letto di terapia intensiva e rianimazione sono la metà di Francia e Germania in proporzione al numero di abitanti. Se il coronavirus è un problema così grande, e un pericolo tanto grave in Italia, è soprattutto per questo. Al crescere del numero dei contagi e dei necessari ricoveri, il sistema rischia di implodere. La crescita esponenziale della diffusione del virus e dei ricoveri rendono assolutamente necessaria la riduzione al minimo delle occasioni di contagio. In questo quadro generale, la gestione leghista nel Veneto e Lombardia della sanità pubblica e dell’emergenza è stata ed è una minaccia per l’intero paese.
Prima si è proceduto con tutti i mezzi possibili alla promozione del privato, favorendone le consorterie, con spreco di denaro pubblico. come in Veneto, o con la corruzione sistemica come in Lombardia, penalizzando il pubblico e i suoi dipendenti. Poi, nello scoppio dell’emergenza, cercando di usare il ruolo delle regioni al fine di opposizione al governo nazionale. Quello che è accaduto in Lombardia con la diffusione alla stampa della bozza dell’ultimo decreto è stato un atto criminale. Come sono altrettanto gravi le dichiarazioni di Zaia contro l’istituzione delle zone rosse nelle tre provincie del Veneto. Nel primo caso si è favorita la fuga di massa dalle regioni del Nord, con l’evidente possibilità di una estensione dei focolai al Sud. Nel caso del Veneto, le resistenze a misure più restrittive nelle province più colpite, esito evidente della pressione di piccoli e grandi padroni, e in totale contraddizione con le dichiarazioni fatte 48 ore prima, promuovono comportamenti e pratiche che pregiudicano qualsiasi sforzo di contenimento del virus.
Le numerose e perfino accorate richieste di chi sta in prima linea, con la piena consapevolezza della gravità della situazione a una maggiore responsabilità collettiva necessaria, vengono vanificare da una consorteria politicante, di cui Zaia è il massimo esponente, che prima ha portato l’attacco al cuore alla sanità pubblica e adesso la può portare al collasso. Chiedere di rimuovere le province venete dall’elenco delle zone rosse è un fatto molto grave. La crescita esponenziale registrata in questi giorni della diffusione del virus segnala plasticamente la necessità di mantenere la guardia al livello massimo.
Adesso è il momento della massima responsabilità, della ricerca e della pratica di tutti gli strumenti per garantire la tutela di tutte/i, e in particolare delle persone più deboli e fragili. Domani faremo il bilancio e la resa dei conti con chi ha messo in svendita il sistema sanitario nazionale e regionale.
Paolo Benvegnù (segretario regionale Prc Veneto)
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