Strade che franano, paesi isolati, aree golenali invase dai fiumi, litorali erosi.
Tutto previsto e prevedibile, come erano prevedibili e sono previsti gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici su un territorio, quello veneto, reso fragile dalla subalternità bipartisan del centrodestra che governa, e di un centrosinistra che si finge opposizione, al partito del mattone, delle grandi opere, dei grandi eventi come le Olimpiadi invernali di Cortina.
I 24 miliardi dei progetti della giunta regionale, legati al Recovery fund in Veneto, non arriveranno mai nella misura richiesta. Ma il piano di Zaia dice comunque dove il centrodestra e la Lega, senza particolare opposizione del centrosinistra, vogliono portare il Veneto.
Lo dicono i 6 miliardi di euro nei progetti di nuove strade e autostrade, lo dice la montagna di soldi per le olimpiadi del 2026 e per gli impianti di risalita stanziati mentre la montagna frana e i paesi restano isolati, lo dicono i 70 milioni di euro per l’inceneritore di Fusina, lo dice il costo per la TAV, mentre è del tutto evidente che c’è bisogno di un cambiamento radicale nel modello di sviluppo che viene inesorabilmente riproposto.
I soldi del Recovery fund, e quelli delle tasse che fino ad ora i ricchi non hanno pagato, vadano al risanamento ambientale e alla messa in sicurezza del nostro territorio, nella riconversione ecologica delle produzioni, agli investimenti nelle aree marginali della nostra regione.
Paolo Benvegnù
Segretario regionale Rifondazione Comunista – Veneto
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