La morte di Adil è una tragedia, ma non ci si dica che è una fatalità.
Certo, è stato investito da un camion, e la responsabilità penale è personale. Il risultato è che una persona è morta e che un’altra sarà condannata per questo.
Ma la pistola fumante è nelle mani di qualcun altro.
È nelle mani dei padroni (che esistono altro che roba del secolo scorso) che in nome del profitto hanno deciso di chiudere l’impianto, dopo avere peraltro promesso il contrario, costringendo i lavoratori a scendere in piazza per difendere i propri diritti ed il futuro loro e delle loro famiglie. E che magari sono dei “fondi” che investono, ricavandone enormi profitti, i soldi che i lavoratori stessi sono costretti a versargli per avere in cambio, forse, pensioni private e sanità privata, in cambio della certezza di una pensione e di un’assistenza sanitaria garantite dal pubblico, che gli sono state tolte.
È nelle mani dei governi, di centrosinistra e di centrodestra, succedutisi negli anni, che in nome del “liberismo” hanno distrutto le tutele contrattuali e sindacali, hanno tagliato pensioni sanità e servizi, hanno massacrato i diritti dei lavoratori e liberato le mani a chi licenzia, sfrutta, precarizza tutte le lavoratrici ed i lavoratori (anche i camionisti).
Oggi piangiamo Adil, ma i morti che hanno sulla coscienza sono molti, molti di più. Quelli che quotidianamente muoiono sul lavoro, quelli che si sono suicidati, magari dopo avere ucciso la famiglia, perché sono stati licenziati, quelli che sono morti di covid perché la produzione doveva continuare e non si potevano chiudere le fabbriche e subordinare il profitto al diritto di vivere, e molti altri ancora.
Sia ben chiaro che adesso chiedere una inchiesta anche parlamentare su quanto è accaduto e sta accadendo non è una prova di buona volontà ma solo un atto dovuto, il “minimo sindacale” che nulla cancella delle responsabilità oggettive, di chi sfrutta e di chi glielo consente.
Giuseppe Palomba
Segr. prov.le PRC – Padova
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