I candidati nella lista che sostiene Luca Lendaro, oggi 2 giugno hanno organizzato un flash mob per ribadire il concetto
«Sono dieci anni che lo ribadiamo – spiega Daniela Ruffini, storica esponente di Rifondazione, sostenuta da Nicola Lovisatti – ma siccome non ci ascoltano, noi continuiamo a dirlo: alla Prandina serve un parco e un’area dedicata alle attività socio-culturali con la riqualificazione degli spazi e dei manufatti presenti. I parcheggi devono essere fuori dalle mura della città. Va potenziato il trasporto pubblico, per una questione di salute e inquinamento». In campagna elettorale è emersa però una nuova possibilità, che prevede un park interrato a piazza Insurrezione. A rispolverarla è stato il candidato di centrodestra Francesco Peghin, ma anche il sindaco Sergio Giordani non l’ha bocciata: «Piuttosto, se dobbiamo scavare, facciamolo a scopo culturale, riabilitando il patrimonio artistico e liberando dalle auto anche quella piazza. Sarebbe una grande operazione per la città e per la cultura, che tra l’altro farebbe lavorare molti professionisti del settore attualmente dimenticati da tutti» spiega Giancarlo Garna, archeologo e candidato consigliere.
https://www.solidarietaambientelavoro.it/2022/06/03/la-cultura-e-la-storia-sono-il-nostro-futuro/
LA CULTURA E LA STORIA SONO IL NOSTRO FUTURO
UNA NUOVA PROSPETTIVA SULLA CITTÀ’
A proposito delle affermazioni di programma sul futuro della città in corso nelle ultime settimane, si sono sentite diverse proposte relativamente alla fruibilità automobilistica del Centro storico. Un Park interrato in piazza Insurrezione, vecchio progetto del 1986, ripreso nel 2004, e, per fortuna, mai portato a termine. Un parcheggio da mille posti nell’area dell’ex Caserma Prandina. Sono alcune delle “recenti” proposte, richieste, promesse fatte da alcuni candidati alle prossime elezioni comunali. Di realizzare un autosilo, di ben 9 piani, in piazza Insurrezione se ne parla da anni. Oggi l’autosilo viene ripresentato, probabilmente ricalcando quel progetto. Senza entrare qui nei meriti di un eventuale rischio di danni all’assetto idrogeologico delle falde e della staticità degli edifici circostanti, cosa già vista altrove in questa città, la costruzione di una struttura simile in piazza Insurrezione solleva molteplici e seri problemi. Si tratta infatti di un’area ad altissima densità storico archeologica, posta proprio nel cuore della Patavium antica Preromana, Romana e Medievale. Non siamo quindi, di fronte ad un “Rischio Archeologico”, ma alla certezza di ritrovare e documentare scientificamente una parte fondamentale della storia antica, non solo cittadina, ma italiana. Presenza dimostrata da sondaggi effettuati in passato della Soprintendenza, dall’esito dello scavo condotto nell’adiacente area ex Pilsen, da cui provengono importanti materiali paleoveneti e dalla presenza delle fondazione dei quartieri medievali distrutti per realizzare la Piazza stessa nel 1932. Quindi l’operazione si presenta lunga, in termini di tempo, alcuni anni, e costosa in termini economici, svariati milioni di Euro, cosa che non solo non viene detta, ma volutamente ignorata, con conseguente costo del biglietto orario finale elevatissimo, e di non vicina fruibilità in termini temporali. Molto elevata, se non certa, è, infatti, la possibilità di ritrovare elementi importanti, come anche edifici pubblici romani, resti di abitato o zone artigianali, preromane e romane, tali da non poter essere rimossi. Inoltre, si dovranno allocare fondi e strutture per conservare i reperti mobili provenienti da tale scavo e finanziare la loro catalogazione, restauro, studio e valorizzazione, cosa che darebbe da lavorare ai vari professionisti del settore, come gli Archeologi e i restauratori, e non solo. Non si tratta, infatti, di intervenire su una piazza, ma su un vero e proprio Museo sepolto, e quindi non servono annunci a effetto, con proposte irrealizzabili di fatto e che dimostrano solo di non conoscere realmente la situazione storica e archeologica della città, anzi di considerarla, in modo arretrato, solo come un problema da rimuovere, e soprattutto proporre tale intervento senza accennare al rapporto reale costi benefici per il tessuto urbano stesso del Centro Storico. Centro che va alleggerito dalle auto con soluzioni alternative di trasporto e parcheggi esterni scambiatori, come ormai accade in molte altre città europee, anche a causa del sempre elevato inquinamento presente nelle stesse.
Piuttosto sarebbe meglio ribaltare il paradigma Archeologia/problema, infatti il nostro patrimonio artistico e archeologico non è un ostacolo, bensì un enorme “Valore Aggiunto” per le nostre città. Lancio quindi questa idea, leggermente provocatoria, ma sicuramente moderna e innovativa. Si potrebbe scavare di comune accordo con gli Enti competenti (MIC) e l’Università l’area di Piazza Insurrezione, non per un parcheggio, ma invece per documentare il passato e poi realizzare un grande parco archeologico, creando un grande esperimento di Public Archeology”, che coinvolga innanzitutto i Professionisti dei Beni Culturali, a partire dai più titolati tra di essi, gli Archeologi, giustamente retribuiti, e poi gli studenti dell’Università e delle scuole, rendendo visitabili gli scavi per la cittadinanza e i turisti, in modo da far conoscere realmente, lontano dagli stereotipi, il lavoro degli Archeologi e la nostra storia, e anche delle altre professioni collegate. Questo grande cantiere “Open e Public” costituirebbe anche un volano economico, perché creerebbe molti posti di lavoro per gli specialisti del settore e attirerebbe molto pubblico, che pagando un biglietto fornirebbe anche una copertura delle spese, che continuerebbe anche a lungo termine. La città quindi si gioverebbe di un grande polo attrattivo utile alla conoscenza e al godimento di cittadini e turisti, come in altre realtà italiane ed europee, e che fornirebbe posti di lavoro per il futuro ad un settore spesso mal considerato e pagato, avendo ricadute positive quindi a livello occupazionale e sociale anche per le attività commerciali della zona. Del resto, piazza Insurrezione, inaugurata nel 1932 come piazza Spalato, ospita anche i contributi di alcuni tra i più importanti architetti italiani dei primi del Novecento.
Siamo perciò assolutamente contrari alla realizzazione di un autosilo nel cuore della città, ritenendolo un grave errore e non si deve usare questo argomento, invece per reclamare posti auto alla Prandina, che tra le altre cose non ha gli spazi per ospitare un numero così elevato di automobili, come propalato da alcuni, e che deve quindi rimanere a disposizione di attività sociali e culturali per la cittadinanza.
Piuttosto rivoltiamo la prospettiva e andiamo a ritrovare la nostra storia.
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