Ieri, venerdì 17/03, una delegazione del Partito della Rifondazione Comunista ha partecipato a due presidi di lavoratrici e lavoratori di aziende della provincia di Padova in sciopero per la difesa dell’occupazione e delle produzioni.
Il primo presidio, ieri mattina, ha visto lavoratrici e lavoratori della Micron Semiconductor Italia, branca dell’omonima multinazionale attiva nel campo della progettazione e della produzione di semiconduttori (tra le prime 5 aziende del settore a livello mondiale), in piazza contro la chiusura del sito di Padova.
In questo sito si progettano prodotti di primaria importanza e dei quali è nota la grave carenza dopo la crisi covid e la crisi della globalizzazione ad essa legata, dunque attinenti ad un mercato ampio ed in espansione.
Lavoratrici e lavoratori dell’intera azienda, ed in particolare di Padova, hanno ampiamente contribuito durante la crisi e dopo, anche grazie alle grandi competenze tecniche e tecnologiche di cui sono portatori, ai grandi profitti realizzati dalla società nonostante la poco lungimirante scelta, fatta a suo tempo, di spostare in estremo oriente le produzioni italiane.
Il 17 febbraio, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la decisione di smobilitare l’intero sito, obbligando le ed i dipendenti ad un trasferimento che oltre ad essere inaccettabile per loro e per le loro famiglie appare del tutto inutile per l’azienda visto che già ora il lavoro viene ampiamente svolto in collaborazione a distanza con gli altri siti produttivi sparsi per il mondo.
Unica alternativa per chi non vuole trasferirsi, le dimissioni e la ricerca di un altro posto di lavoro.
Il secondo presidio, ieri pomeriggio, ha coinvolto lavoratrici e lavoratori della Malvestio di Villanova di Camposampiero, azienda produttrice di arredamenti tecnico/specialistici per ospedali, luoghi di degenza ecc. in Italia e all’estero, che scioperano contro l’annuncio di 25 licenziamenti.
Durante la pandemia l’azienda ha potuto realizzare, per evidenti ragioni, un enorme incremento di fatturato e profitti grazie all’impegno delle e dei dipendenti che hanno continuato a lavorare consentendo di fare fronte all’aumento della domanda.
Ovviamente, e prevedibilmente, ciò ha condotto, finita la pandemia, ad una saturazione del mercato ed alla necessità di riorganizzare e reindirizzare la produzione.
Il padrone, invece di fare la sua parte di imprenditore, ovvero prevenire questa inevitabile conseguenza programmando per tempo il futuro, si presenta oggi a chiedere licenziamenti adducendo come motivazione proprio il fatto di dovere sviluppare nuovi prodotti. In altre parole vuole fare pagare ai lavoratori la propria incapacità di fare il proprio mestiere di imprenditore, risparmiando sulle retribuzioni anziché attingere ai profitti realizzati nel recente passato.
Questi due casi (ed altri, visti nel recente passato o prossimi ad emergere) hanno almeno un evidente punto in comune: l’idea liberista che i padroni vanno lasciati totalmente liberi da lacci e lacciuoli (detassati, finanziati, agevolati…) confligge palesemente con la loro incapacità di fare il loro mestiere. Finché tutto va bene i profitti (creati anche e soprattutto mediante sfruttamento, precarietà, insicurezza fisica sul lavoro, tagli ai servizi, alle pensioni, alle protezioni sociali, insufficienti retribuzioni) restano loro; quando le cose, quasi sempre in modi e per ragioni tutt’altro che imprevedibili, vanno male, il conto lo pagano le lavoratrici ed i lavoratori e, più in generale, i contribuenti, ovvero tutte e tutti noi.
Solidarietà e sostegno incondizionati di Rifondazione Comunista vanno alle lavoratrici ed ai lavoratori di queste e di tutte le altre aziende in lotta, insieme al nostro impegno di continuare a lottare per cambiare lo stato di cose presente.
Paolo Benvegnù, segretario regionale del PRC-SE
Giuseppe Palomba, segretario provinciale PRC-SE
Circoli cittadini e dell’Alta Padovana del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
MALVESTIO
MICRON
Comments Closed