Vorrei ricordare che nel giugno del 2019, con la benedizione di Mattarella e con l’applauso bipartisan di centrodestra e centrosinistra, fu accolta la notizia dell’assegnazione al binomio Milano-Cortina delle olimpiadi invernali del 2026. Una vittoria ottenuta praticamente per abbandono da parte delle altre candidature, tranne quella di Stoccolma peraltro non condivisa dall’amministrazione cittadina e sostenuta solo dal governo nazionale.
Nel nostro Paese, sarebbe potuta tranquillamente bastare l’esperienza fallimentare di Torino 2006, ma il blocco degli interessi dominanti, lo stesso in Lombardia e in Veneto, ha fortemente voluto questo risultato. Partiti di centrodestra e centrosinistra, i 5 stelle, categorie economiche, e tutta la galassia dei media mainstream hanno spinto per raggiungere questo obiettivo. Il presidente del Veneto, in una delle sue abituali rodomontate, si è spinto perfino a dichiarare che queste olimpiadi sarebbero state a costo zero.
La realtà dei fatti, come era ampiamente prevedibile e come abbiamo sempre denunciato, dice invece ben altro. Siamo già oltre i 3 miliardi di euro di spesa preventivati con ampia possibilità di ulteriore crescita. Una montagna di denaro pubblico che, come spesso accade, potrebbe invece essere spesa affrontando i mali e i problemi che affliggono il Paese e in particolare le zone di montagna, che certamente non possono vivere solo di turismo. Soldi che potrebbero essere spesi per la sanità pubblica, per colmare le carenze o la mancanza di servizi, per mettere in sicurezza il territorio, gli edifici pubblici a cominciare dalle scuole: un elenco che potrebbe essere molto più lungo.
Investimenti pubblici capaci di moltiplicare le offerte di lavoro qualificato, di offrire una prospettiva alle nuove generazioni e anche di attrarre nuovi residenti, invece di spingere molte/i ad emigrare con i conseguenti record di invecchiamento della popolazione.
Continueremo a dire no alle olimpiadi invernali di Milano-Cortina, continueremo a batterci insieme ad altre/i contro gli interventi più devastanti, ma continueremo soprattutto a batterci contro chi continua a perseguire un’idea di sviluppo segnata da logiche di breve respiro e insostenibili oggi, e ancora di più in un domani che sarà segnato dagli esiti devastanti dei cambiamenti climatici.
Paolo Benvegnù, segretario regionale Rifondazione Comunista Veneto
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