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Referendum abrogativo: Zaia non perde tempo

Autonomia differenziata. La locomotiva che fa deragliare il PaeseAll’indomani della sentenza della Cassazione che dichiara legittimo il quesito abrogativo, il presidente della regione Veneto, sapendo che probabilmente la Corte costituzionale darà anch’essa lo stesso parere, comincia la sua campagna elettorale. Chiede ai veneti di astenersi perché non sia raggiunto il quorum necessario alla convalida degli esiti del referendum e cioè il 50% più uno. E’ il segnale del riconoscimento che la maggioranza delle cittadine/i di questo paese sono contro l’autonomia differenziata, non contro l’autonomia delle comunità locali e il federalismo solidale. Sono contro la legge Calderoli che divide il paese e ne lede le fondamenta di eguaglianza nella fruizione dei diritti fondamentali.
In questo senso, peraltro, si è espressa la stessa corte costituzionale cassando numerose parti della legge proposta dal ministro leghista.
L’autonomia di cui parlano Zaia e gli esponenti veneti della Lega non è certamente quella voluta dai costituenti, non è quella che proponeva Silvio Trentin e per cui la sinistra, quella autentica, si è sempre battuta nel nostro paese e in Europa. Quella che garantiva l’unità nei diritti fondamentali a tutte le cittadine/i, il diritto alla salute, all’istruzione a una vita dignitosa. È invece una nuova centralizzazione di poteri e risorse su base regionale in conformità agli interessi della governance politica ed economica dei territori, non certo per garantire autonomia e partecipazione alle comunità locali e in primo luogo i comuni, che dalle politiche di questo governo si vedono sempre più limitati nella loro capacità di iniziativa, e quindi di autogoverno.

Paolo Benvegnu’ segretario regionale Rifondazione comunista

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