Intervento di Heiner Reimann al convegno sulla logistica del 29.06.2018
Buongiorno anche da parte mia, è stato molto interessante per me sentire gli altri interventi anche se mi sono quasi spaventato, rendendomi conto che ero impiegato di quasi tutte le grandi ditte citate finora. Era particolarmente interessante l’intervento di Devi Sacchetto sulle modalità in cui opera Amazon oggigiorno, visto che, prima di lavorare dalla IG Metall ho lavorato da Verdi, dove ho indetto ed accompagnato il primo sciopero in assoluto su Amazon. Questo sciopero ha avuto luogo nel 2013, quando le condizioni erano esattamente analoghe a quelle descritte da Devi. Amazon ha infatti assunto lavoratori a prestito polacchi per il periodo natalizio, che è particolarmente impegnativo. Queste persone erano sistemate in veri e propri campi estivi benché fosse inverno e le strutture del tutto inadatte a questo scopo. Abbiamo reagito innanzitutto cercando di diffondere notizia su queste pratiche scandalose attraverso un servizio televisivo.
Se sento come opera Amazon oggigiorno, è perfettamente in linea con queste esperienze, essendo che puntano principalmente sull’assunzione di immigrati. Questi non solo sono ancora più economici ma anche più facilmente domabili, essendo che si trovano in un paese straniero e non sono a conoscenza dei loro diritti, motivo per cui generalmente oppongono meno resistenza al loro sfruttamento. Emerge quindi la sistematicità con cui operano, è un calcolo secondo cui scelgono sempre quelli più deboli. Durante questa conferenza mi sono reso conto di quanto la storia si ripeta e sia ciclica, mi è quasi parso di trovarmi nei primi tempi dell’industrializzazione.
Ora parlerò più specificamente di come la IG Metall gestisce le richieste ed i bisogni specifici dell’industria automobilistica. Presenterò quindi il mio modus operandi per cercare di analizzare a livello nazionale tutte le componenti di questo settore e migliorare le condizioni di lavoro indipendentemente dallo specifico posto di lavoro o ruolo del lavoratore. Farò un riassunto per dare un quadro generico, però qualora ci fossero interessi specifici vi potete ovviamente rivolgere a me direttamente.
La logistica contrattuale, che è l’ambito per cui sono responsabile io, è un mercato in forte crescita. Momentaneamente circa il 70% delle case automobilistiche in Germania usano prestazioni di servizi della logistica contrattuale, ciò significa che hanno esternalizzato la logistica a favore di offerte più economiche. La IG Metall ha iniziato ad occuparsi di questo settore nel 2015, la crescita di membri è costante ed ormai rappresentiamo, attraverso quadri organizzativi, più del 50% delle ditte facenti parte della logistica contrattuale nel settore automobilistico. Purtroppo però ora siamo ad un punto in cui le vittorie più facili da ottenere sono state ottenute, quindi nei punti di forza della IG Metall, ovvero nel settore automobilistico, abbiamo organizzato la logistica. Questa però è solo una parte della logistica. Il mio compito è quello di costruire ed allargare il lavoro nei vari settori e lo faccio attraverso la costruzione di partecipazione dei lavoratori alla gestione della loro impresa, più precisamente attraverso l’istaurazione di consigli di fabbrica. Lavoro spesso anche internamente alle ditte, connettendo i segretari sindacali nei rispettivi territori. Un metodo che ho conservato dei miei tempi come “organiser” è quello di costruire circoli di lavoratori, all’interno dei quali questi possono scambiarsi sulle rispettive condizioni da ditta in ditta o anche di ruolo in ruolo. Un altro motivo del nostro successo è quello di cercare di regolamentare l’esternalizzazione anche dall’esterno e quindi attraverso i consigli di fabbrica dei clienti, che in questo caso sono le case automobilistiche.
Responsabile per tutto il settore della logistica in generale è il mio datore di lavoro precedente, ovvero Verdi, mentre la IG Metall si occupa soltanto della parte della logistica contrattuale, motivo per cui è molto importante anche la comunicazione fra i sindacati stessi. Finora abbiamo potuto stipulare contratti per la logistica nelle singole ditte, che hanno sancito un aumento del salario fino al 40%. Il nostro scopo per l’anno 2018 però, è quello di fare un contratto comprensivo di tutte le ditte che rappresentiamo in questo settore.
Ora vorrei parlare più specificamente del mercato della logistica. Vediamo nel diagramma il fatturato di tutti i mercati parziali della logistica. La sezione rossa rappresenta la logistica contrattuale industriale, quindi quella che si svolge internamente alle fabbriche (commissionare, sequenziare ed altro) e che non comprende l’effettivo trasporto per la varie vie di distribuzione. Il settore della logistica contrattuale ha un fatturato di € 65,4 miliardi annui, di cui solo un quarto è esternalizzato mentre il 75% viene svolto dalle case automobilistiche stesse.
Riepilogando quindi la logistica non è solo il trasporto da un luogo all’altro, essendo che si svolge anche all’interno delle ditte di produzione. Ad esempio, nella produzione le singole componenti devono essere trasportate per esser congiunte, i rifiuti devono essere trasportati per essere smaltiti etc. Anche questa parte fa parte della logistica contrattuale.
Perché la IG Metall si occupa della logistica, se, come suggerisce il nome, è un sindacato nel settore metalmeccanico e non del trasporto? Perché, come menzionato prima, la logistica è in larga parte ancora interna alle ditte di produzione automobilistiche. Per via dell’esternalizzazione a condizioni sempre peggiori, infine, viene sminuita anche la capacità organizzativa del sindacato IG Metall. Come emerge da questo grafico infatti, più aumenta l’esternalizzazione, più diminuisce il numero di impiegati nella logistica presso le ditte di produzione. Infine si tratta di migliorare le condizioni di lavoro indipendentemente se è interno o esterno alle ditte di produzione.
Il mio compito prevede come prima parte la ricerca su varie ditte nel settore e la stesura di un report che successivamente metto a disposizione dei segretari sindacali in loco. Se durante questa ricerca costatiamo che in determinate regioni o ambiti ci sono condizioni particolarmente idonee per l’organizzazione sindacale, creiamo progetti di ricerca specifici in cui un maggior numero di sindacalisti cerca di organizzare i dipendenti di una o più ditte. Una peculiarità dei sindacati in Germania è che molti non vogliono rendere pubblico il numero dei loro membri, cosa che noi facciamo consapevolmente per rendere trasparente la crescita che stiamo registrando e motivare i lavoratori all’aggregazione. Inoltre modifichiamo il nostro approccio e i contenuti dei nostri discorsi in base al destinatario, sappiamo quindi che dobbiamo parlare in modo diverso con lavoratori di ambiti diversi anche per rendere possibile una comunicazione fruibile e mirata ai rispettivi interessi e problemi. Ci sono a questo proposito anche progetti di formazione che danno la possibilità al lavoratore di rafforzare la sua posizione ed essere il suo stesso rappresentante.
I nostri tre scopi principali sono: consolidare e mantenere contratti lavorativi sostenibili e giusti nei confronti dei lavoratori, cercando quindi di fermare il più possibile l’esternalizzazione laddove possibile, dove non è possibile invece cercando di imporre contratti collettivi di lavoro. Dove questo non è riuscito, cerchiamo di individuare i lavoratori logistici riguardati ed assumerli come membri ed effettuare elezioni nei consigli di fabbrica per poi, quando abbiamo rafforzato la nostra presenza, imporre contratti collettivi di lavoro. Il grande scopo, che deve ancora essere raggiunto, è quello di imporre un contratto di lavoro collettivo complessivo per tutto il settore.
Abbiamo iniziato a Gennaio del 2015 con circa 3000 membri, attualmente in giungo del 2018 siamo giunti a quasi 9000 membri, distribuiti su 71 imprese diverse.
La prossima slide spiega perché siamo riusciti a migliorare le condizioni di lavoro in queste imprese. Abbiamo raggiunto un grado di organizzazione del 62% e qui si vede anche che soltanto insieme siamo forti, indipendentemente dalla nobiltà degli intenti o dalla qualità dei progetti possiamo andare avanti soltanto se andiamo tutti uniti nella stessa direzione e se collaboriamo almeno all’interno di tutto il settore.
Se qualcuno vuole leggerla, in questa slide sono elencati tutte le specifiche condizioni che vorremmo inserire in questo contratto complessivo.
Un’ulteriore problema da affrontare è che non c’è una controparte precisa con cui contrattare, essendo che la logistica in larga parte è il trasporto, ambito in cui ci sono già le associazioni degli imprenditori, che non vogliono contrattare con la IG Metall in quanto le tariffe da noi imposte sono troppo alte. Questo succede perché altri sindacati, come ad esempio Verdi, si occupano in generale del settore dei servizi, che include anche il trasporto, principalmente quello via terra e via mare e propongono dei contratti di lavoro complessivi per questi mestieri logistici. La IG Metall invece si occupa dei grandi produttori automobilistici ma anche di aerei, settori in cui il personale è per lo più specializzato e di più alto grado di formazione, motivo per cui possiamo imporre tariffe diverse e più alte nei contratti di lavoro complessivi. Queste retribuzioni, quindi, non sono comparabili allo stipendio dei camionisti e si crea il problema che le associazioni dei imprenditori vogliono adottare le tariffe offerte da altri sindacati, più bassi perché rivolti a lavoratori diversi. Dall’altro lato si è creata l’associazione “Gesamtmetall”, che vorrebbe concordarsi su un contratto di lavoro complessivo ma che non ha sufficienti membri. Per questo al momento non abbiamo altra possibilità che quella della lotta nelle singole ditte, organizzandoci con loro singolarmente.
Riassumendo possiamo dire che i sindacati devono sempre seguire gli sviluppi del mondo del lavoro e i suoi meccanismi e non possono proporre progetti propri in autonomia da questi sviluppi. Da un lato c’è una vasta moltitudine di interessi da parte dei datori di lavoro e dall’altro ci sono due grandi sindacati, che devono unire gli interessi anche fra di loro.
Un altro problema è che nella logistica contrattuale l’esternalizzazione ha una durata limitata di solitamente 3 o 4 anni. Succede quindi, che ad una ditta esterna, a cui è affidato un incarico di questa durata, nel momento in cui si riesce ad imporre un contratto di lavoro complessivo, viene annunciato che la prossima volta non verrà più considerata nella selezione, in quanto il suo costo è troppo elevato. Così nella prossima ditta si deve ricominciare da capo, è un gatto che si morde la coda e bisogna procedere passo per passo.