Intervento Stefano Lugli al convegno sulla logistica di Padova il 30 giugno 2018
Si può definire la logistica come lo spostamento di una parte del processo produttivo attraverso la delocalizzazione dei prodotti. La logistica è dunque un tassello fondamentale del processo produttivo, e la logistica trova nell’area della pianura Padana una zona strategica per il suo sviluppo. Questo perché la pianura Padana è un hub naturale per lo smistamento delle merci grazie ad un privilegio geografico vincente che le consente di spedire in tutto il mondo senza concorrenti: nella rotta Singapore-Rotterdam è Genova che viene scelta per la distribuzione delle merci, nonostante abbia tempi di sdoganamento più lunghi (mediamente 48) rispetto ai paesi del nord Europa (6/8 ore) perché è più veloce far girare le merci via camion piuttosto che via nave.
Dobbiamo dunque essere consapevoli che la logistica in pianura padana è un anello fondamentale del ciclo produttivo: produzione nell’est Europa o nel terzo mondo (1 anello); ritorno in Italia attraverso la logistica (2 anello); distribuzione (terzo anello). Nell’area tra Piacenza e Milano viene smistato tutto ciò che gira nell’Europa del nord e dell’est. Ad es, Leroy Merlen a Castel San Giovanni di Piacenza ha il magazzino con cui distribuisce in tutta Europa, e sempre a Castel San Giovanni Amazon ha uno dei suoi magazzini più importanti da cui gestisce ogni giorno più di 400mila ordini per tutta Europa. Sul territorio piacentino si sono sviluppati diversi poli logistici di importanti dimensioni, scelti come insediamenti ottimali dai principali player sia italiani che europei. Gli insediamenti logistici nella provincia di Piacenza superano i 5 milioni di metri quadrati e alcuni dei marchi gestiti sono Bosch, LG Electronics, Conad, QVC, Leroy Merlin, Yamaha e Giochi Preziosi. Circa nel 70% dei depositi gli operatori svolgono attività di logistica conto terzi: significa che i provider gestiscono la merce di proprietà di terzi, a cui forniscono servizi logistici di varia natura. Circa il 40% della merce in ingresso proviene direttamente dalle aziende di produzione, che spesso sono localizzate nell’Europa dell’Est e nel Far East.
Negli hub della logistica padana la percentuale di lavoratori impiegati è il 10% del complesso della forza lavoro: 1 lavoratore lombardo su 10 trova lavoro nella logistica. Il 6% della forza lavoro in Emilia e Lombardia lavora nella logistica. Alle dirette dipendenze degli operatori logistici lavora circa il 30% del totale degli addetti (di cui il 76% è impiegato in ufficio e il 24% in magazzino. Il 70% è personale di cooperative di facchinaggio a cui gli operatori logistici esternalizzano parte delle attività di gestione dei magazzini. In questo settore i lavoratori migranti vanno dall’80 al 90% della forza lavoro, e la stragrande maggioranza ha contratti da socio-lavoratore di coop., con tutte le mancate tutela che questo comporta. Le figure che occupano ruoli di quadri all’interno della logistica sono, invece, prevalentemente lavoratori italiani. Teniamo presente che negli ultimi anni anche lavoratori italiani iniziano ad occupare ruoli tra i facchini della logistica, entrando in competizione con i lavoratori stranieri nei settori ai margini della catena produttiva.
Quando parliamo di logistica parliamo di condizioni di lavoro che possono essere assimilate anche ad altri settori della produzione, come ad esempio quello delle carni (del resto ad Ospedaletto di Piacenza Cremonini ha il più grande macello d’Italia). I lavoratori delle carni licenziati dalle coop in appalto presso la Castelfrigo di Castelnuovo Rangone (MO), che da ormai 10 mesi sono in lotta per chiedere di essere riassunti direttamente dall’azienda, subiscono le medesime conseguenze dei lavoratori della logistica grazie alla depenalizzazione dell’intermediazione illegale di manodopera varata dal decreto Poletti.
Nella logistica il lavoratore tipico è maschio, migrante, con un basso salario e ricattato con il permesso di soggiorno. Anche per questi motivi, che riguardano direttamente la vita delle persone le lotte nella logistica presentano livelli di vertenzialità che in altri settori non si registrano. Durante un picchetto davanti ai cancelli della GLS logistica di Piacenza il 14 settembre 2016 il sindacalista USB Abd El Salam è stato ucciso schiacciato da un camion che ha forzato il presidio dei lavoratori in lotta.
Sostenere le lotte dei lavoratori della logistica è importante perché parlano di un settore in cui lo sfruttamento è ai massimi livelli. C’è bisogno del sindacato per difendersi dallo sfruttamento e c’è bisogno del partito e dei compagni di Rifondazione Comunista per costruire consapevolezza, sostegno alle lotte, mutualismo. La costituzione e lo stato di diritto devono entrare anche dentro la logistica.